Ballata del ponte di Chevril
(…)
Era collegamento
con la valle centrale
e presidio incerto
di tanti combattenti
che dagli spalti alti
stavano a guardare
a turni esasperanti
transito di genti
Il cuore in gola
per ogni rumore
e il sonno il sonno
nelle lunghe veglie
la noia anche la noia
racconti bisbigliati
a mozziconi
con il compagno
a far di sentinella
Oppure silenziosi
come gatti
attenti
a raggirare gli abitati
i fasci della luce
dei lampioni
le strade principali
i militi appostati
sui bastioni
Portarsi in fondovalle
attaccare
posti di blocco sabotare
il transito
dei treni sui binari
Sempre temendo
la sorpresa, l’agguato,
la cattura, la tortura
ma non la morte
per combattimento
E’ vero che non tutti
erano lì,
che molti rintanati
nella loro casa
incerti tra il bastone e la carota
stavano aspettare
pronti , con il vincitore,
dal primo carro
a rigettare il cuore
E’ vero che schiacciata
dai secoli di stenti
e privazioni
la Maggioranza
(sempre silenziosa)
tirava solo avanti
senza mai gioire
indifferente al moto
della Storia
Ma la bellezza sboccia
fiore sulla pietraia
come la perla brilla nella ghiaia
e anche se pochi, anche
se molti meno
della massa muta
decine , centinaia
di ragazzi pronti, all’irresistibile
chiamata, erano accorsi.
Anzi, a migliaia.
Perché la Resistenza
è stato un buon raccolto
di autentica
abbondanza
e questo, solo questo conta ancora
solo questo fiore
continua a rifiorire
a primavera
ad ogni primavera
a germogliare
Estate eroica
lo slancio generoso
dei vent’anni
Esercito di soli
generali
di donne in pantaloni
la libertà
la libertà
d’amare
(da: poesie di mezzo, b.tutino – 2012)