…Poi sono arrivati i partigiani. Nell’autunno del ‘44 c’era la neve, e …c’erano i partigiani e bisognava andare a prendere le armi in Francia; avevano organizzato dei gruppi di portatori, che si sono poi scaglionati da qui alla Val d’Isère; in quel momento in molti hanno dato una mano. Tutti i portatori erano di Cogne.
Nel momento vero e proprio dei partigiani, di cogneins non ce n’erano. Perchè i cogneins lavoravano; quando poi ce n’è stato bisogno, allora… C’era una squadra che andava in Valsavarenche, un’altra partiva da lì, da Pont e andava al Col della Galisia a prendere le armi e a portarle alla squadra che da Pont ritornava qui. C’era una rotazione.
C’è stato allora l’attacco tedesco in Valsavarenche, molti sono restati in Val d’Isère; noi siamo arrivati al Col della Gallisia, dove non abbiamo trovato nessuno; qualcuno ha deciso di tornare, qualcuno di continuare; io sono tornato, volevo vedere cosa era successo a Cogne. In Valsavarenche mi sono fatto prendere come un coglione dai tedeschi. Mi hanno portato al Comando fascista; poi mi hanno portato alla Torre dei Balivi ad Aosta e da lì a Torino, poi a Milano e da Milano mi hanno portato in Austria, in campo di concentramento, da dicembre al 7 maggio del ‘45, alla Liberazione.
A Cogne ho lavorato di nuovo in Miniera, poi mi hanno trasferito ad Aosta, ma io volevo solo tornare in Francia; avevo anche una sorella là -ce l’ho ancora- così sono andato in Francia. Poi siccome ero là, e ci ero anche nato, neanche a farlo apposta, ho ricevuto il precetto che dovevo fare il soldato! Avrei potuto cavarmela in Italia perchè ero stato in campo di concentramento, ma …E la più bella è questa: io ho dovuto fare il soldato in Francia (non mi dispiace perchè mi sono proprio divertito), ma quando sono tornato da militare, e sono tornato a Cogne, io non avevo nessuna intenzione di fermarmi, ero venuto solo per stare un pò con i miei, e poi sarei tornato subito a Parigi, invece un giorno vedo arrivare due carabinieri…Mi prendono e mi ficcano dentro, per renitenza alla leva! Allora mi hanno portato al carcere militare di Torino, dove mi hanno tenuto una ventina di giorni e poi mi hanno fatto un processo, dove sono stato assolto, perchè alla fine della guerra il comandante Plik, ci aveva fatto a tutti il certificato di combattenti, e tra quello di partigiano e quello di deportato, io avevo tutte le carte in regola per non fare il soldato. Solo che in Francia il lavoro non mi aveva aspettato, così alla fine sono rimasto a Cogne, e ci ho passato la vita, da Colonna guardavo sempre il Monte Bianco e pensavo alla Francia.
La vita di una persona…Alti e bassi e non c’è niente che corrisponde ai progetti. Forse se non ci fosse stata la guerra e l’Italia non avesse attaccato la Francia..