14/11: O. Elter e Ernesto Breuvé raccontano

“Quando siamo finalmente arrivati all’albergo Italia ci hanno accolti con grandi feste i partigiani di Silvio e quelle persone partite con noi da Cogne, che erano subito scese a Fenis la sera del 2 novembre.. Ricordo Renata e poi c’era il padre di Mésard e un certo Duc. Ci hanno dato la cena e Silvio serviva in tavola come il cameriere di un ristorante di lusso. Ci dicevano “fermatevi qui”, ma la mamma ha voluto andare subito all’ospizio, così siamo usciti di nuovo nella tormenta, ma non mio è parso lungo, quel tratto, perché era in piano…”(O.Elter op cit)
“Dopo la liberazione mi reco a Cogne in bicicletta con mia moglie, la piccola partigiana che qui avevo incontrato: ci siamo sposati da partigiani con matrimonio segreto. Passo a trovare il Sig. Arizio, felicissimo di trovarmi vivente in quanto non aveva più avuto mie notizie, mi dice ancora che mi si è molto affezionato, come un padre, dice. Poi cambia il discorso, mi racconta che a causa mia ha rischiato la vita, che quando al mattino successivo alla nostra evacuazione si rese conto di cosa poteva succedere, raccolse tutti i miei disegni e programmi di lavorazione e li gettò in un tombino di scarico all’esterno dell’officina.Quando giunsero i tedeschi, che evidentemente erano al corrente di quanto ivi avveniva, videro nella neve la traccia del passaggio verso il tombino e, sollevatone il coperchio, vi trovarono parte del materiale compromettente che a causa del gelo vi era rimasto impigliato.Il comandante voleva fucilarlo, ma lui dette tutte le colpe al ferocissimo partigiano Technical, agli ordini del quale lui e tutti quanti i meccanici erano stati costretti a lavorare contro la loro volontà. Questa giustificazione, ribadita da altri presenti, convinse il tedesco a risparmiargli la vita.”(Ernesto Breuvé “Technical” – testimonianza cit)

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