12/11: Una memoria di R. Tinetti

(…)Fuori c’è un altro camion; su di esso è un’automobile, dove seggono comodamente un ufficiale ed una signora; tutt’attorno casse e sacchi. Mi domando dove ci metteranno noi. Ci issano sulle casse. Mi trovo .. in una penosa posizione colle gambe prese fra due casse. Si giunge ad Aosta dinnanzi alla “Platz Commandantur” [sic]” che ha sede nel Liceo.
Si entra in un ufficio, dove alcuni tedeschi scrivono.
Io vedo una sedia libera ed essendo con le gambe rotte da non poter stare in piedi, mi seggo. Un lurido tedesco mi afferra per un braccio e mi fa alzare con malo modo. (Cominciamo bene, io penso). Dopo qualche tempo, senza che ci sia stata rivolta una parola, si riparte a piedi, scortati da agenti in borghese; uno porta la mia valigia. Per strada siamo oggetto della curiosità dei passanti.
Ci fermiamo alla Caserma Scapaccino. Qui sono tutti i militi che dipendono dall’UPI (Ufficio politico investigativo).
… Un tenente della milizia ci chiede i nostri nomi; ci dice che conosce il Dott. Elter e che egli è stato Dott. in chimica alla “Cogne”, con Benussi. Si chiama Ferretti.
(Ebbene questo tale, che vidi poi molte volte alla Caserma C. Battisti, ha poi sempre evitato di salutarmi).
Lasciamo questa caserma per recarci alla nostra destinazione, cioè alla Caserma C. Battisti. È molto lontana. Io sono stanchissima. Si arriva verso le sei ed è notte. Qui ci riceve un tenente della milizia (che so poi più tardi chiamarsi Galletto) con parecchi militi.
Si scende nel sottosuolo sporco, malamente illuminato.
In fondo al corridoio entriamo in uno stanzone scuro, sudicio, con un piccolo finestrino al livello del suolo esterno. Ci sono alcune brande fornite di un sottilissimo materasso di crine sporco in modo inverosimile. In fondo allo stanzone c’è un lurido secchio per tutti.(R.Tinetti nemoria cit…)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.