(…)Poi d’autunno (1941) siamo partiti per la Jugoslavia; Ho ancora un coscritto a Epinel che era alpino e mi dice: “quella volta che siete intervenuti con l’artiglieria, avete fatto cataste di morti.” Cataste! Potevi accatastarli…Un’azione, come fosse da Ivrea ad Aosta, abbiamo spianato tutto. Dato fuoco a tutto, come da Ivrea ad Aosta! In guerra si abbrutisce. Non fai più caso a niente. Un morto, cos’è un morto? Ci facevano delle iniezioni; non so che cosa fosse: non ti ammalavi mai; la cosa più fastidiosa erano i pidocchi. Eravamo tutti pieni e non c’era verso… Tutto bruciava, povera gente, c’erano strade sterrate e loro scappavano con dei carichi di roba, tipo West; noi siamo passati a Spalato, Mostar, Sarajevo… Una volta sono stato tre giorni e mezzo senza mangiare, e al freddo, e sparando! Le prime ventiquattr’ore si ha una fame terribile, ma poi diminuisce; e poi sei assente, così, non sai dove sei…(…)
Quello che ci ha salvato a Cogne è stato la Miniera, perchè c’era lavoro e c’era da mangiare. Quando siamo tornati ci hanno fatti lavorare in Miniera, perchè questo dava l’esonero: sessanta giorni rinnovabili, e se te lo rinnovavano tre volte consecutive, non tornavi più al fronte. Io ho fatto tre anni e due mesi di guerra. Là ci sono rimasti trentaquattromila morti.(…) (da un’intervista a Emilio Martinetto)
(FOTO: libretto di lavoro, 43à compagnia del btgn Aosta nel 43 in Jugoslavia, il maresciallo Tito)
16/09: tedeschi in Valgrisenche
“La informo che il CLNP nella sua ultima riunione ha conferito a Lei l’incarico di trattare a suo nome gli affari politici e amministrativi riguardanti la Valle d’Aosta e di curare in particolare le relazioni tra fronte di resistenza italiano e autorità francesi” (lettera di Greco a Silvio)
“…pur essendo io canavesano, non credo di poter essere considerato dai valdostani, uno di loro. Data la delicatissima situazione politica della Valle, ritengo sia opportuno che il CLN riesamini la mia nomina e veda se non sia possibile trovare tra i valdostani una figura rappresentativa (…)che deve dimostrare essere finito il tempo in cui funzionari e dirigenti delle amministrazioni locali, erano scelti tra gli stranieri…L’autonomismo valdostano può esser limitato nel quadro della vita nazionale solo da un valdostano..l’insistenza da parte di elementi estranei potrebbe provocare solo un irrigidimento.”(Silvio a Greco)
Il 16 settembre, forti contingenti tedeschi salgono di nuovo in Valgrisenche…Nonostante l’interruzione della strada operata dai partigiani, un’autocolonna raggiunge Fornet…Il municipio, l’asilo ed alcune abitazioni sono occupate.
13/09: organigramma comando
Morge (Svizzera) 13/14 settembre
(…) “soltanto il 13 fu scoperta l’assenza dei cinque nostri compagni e vennero a ritirare la loro roba…Arrivò una lettera di “Barba” Colorni indirizzata a “Nerio”Tutino…inviava particolari saluti a “Pierino”(Vitali), Pigi (Decima, il sottoscritto), Kiki (Lazzari) Taide (Lazzerini)…Venemmo anche a sapere che Fillak, Cattaneo, Ariano ed Elter erano partiti da Lajoux e si trovavano già in Italia (…) Un’altra lettera, di “Christian” Pellizzari arrivò il 14. ” (Arvedo Decima op. cit)
Cogne, 14 settembre:
formazione del terzo organigramma del Comando:
“Arnaud” (Magliano) Comandante
“Grieux”, commissario formazioni autonome
“Sergio” (Veneziani) per le Matteotti
“Renati” per le Brigate Garibaldi
“Giulio” per Giustizia e Liberta’
“Fiore” assistenza, giustizia e polizia
“Riccardo” (Einaudi) capo sezione affari generali propaganda e stampa
“Bert”, Stato maggiore, collegamenti e servizi
Mésard riprende il comando del settore Alta e Media Valle.
12/09: Il contributo dei minatori
11/09: Rastrellamento tedesco
11 settembre
Rastrellamento tedesco nella Valgrisenche.
Durante la notte del 10 una forte sparatoria scuote il villaggio di Léverogne. La mattina dopo il maresciallo dichiara di essere stato attaccato da una “ingente forza partigiana”. Si scoprirà che lo scontro era avvenuto tra militi fascisti, ma è un buon pretesto per scatenare una feroce rappresaglia, che avrà luogo il 13 settembre. 14 persone percosse e fucilate e 54 case date a fuoco.
10/09: Le critiche di Mésard
10 settembre – 15 settembre
Mésard attacca duramente il nuovo Comando di zona considerato uno strumento di controllo più che di direzione del movimento partigiano. “Arnaud”(Magliano) è un comandante esterno, come anche i commissari politici delle Brigate Garibaldi (BG) e di Giustizia e Libertà (GL) e delle Matteotti. Inoltre accusati di occuparsi prevalentemente di attività burocratiche e di condurre uno stile di vita “borghese”, non consono alla vita partigiana. Sui muri di Cogne appaiono scritte:
“Abbasso gli imboscati di Villa Necchi”, “Necchi /Becchi”. etc, accompagnati da slogan che ineggiano a Plick e Mésard.
05/09: Missione francese
5 settembre
Valle d’Aosta. Una missione francese composta da undici uomini al comando del capitano Guy Fasso inizia una serie di incontri con i comandanti partigiani e con le personalità della Valle d’Aosta per accertare l’atteggiamento dei valdostani rispetto ad una eventuale annessione della regione alla Francia. La missione dura dieci giorni.
Nell’alta valle, il 5 “Bert” dirama disposizioni che preludono all’ occupazione di tutta l’area… [G. Falcoz-A. Pautasso, “Origini e vicende”].
…Una pattuglia di Alpenjaeger tedeschi viene sorpresa nel vallone di Bellecombe da distaccamenti delle bande Lexert e Ruitor che fanno quattro prigionieri e catturano tutto l’armamento
01/09: Tragedia di una generazione
“C’era anche una ragazza bionda che lavorava vicino a noi. Giorgio Elter e io ci fermavamo spesso a parlare con lei. Quel giorno lessi sul settimanale l’ILLUSTRE’ i seguenti versi che esprimevano tutta la tragedia della nostra generazione:
ON NE NOUS A PAS DIT, C’EST LA DERNIERE ETE
On NE nous A PAS DIT: DEPECHEZ-VOUS D’AIMER
ON NE NOUS A PAS DIT: HATEZ-VOUS , LE TEMPS PRESSE,
SOURIEZ ET CHANTEZ, CUEILLEZ VOTRE JEUNESSE!
(…)
JE PENSE A CES CHEMINS QUE TU N’AS PAS SUIVIS.
VOYONS, J’AI BIEN LE TEMPS, CAR JE N’AIS QUE VINGT-ANS
JE PENSE ENCORE A TOUT CE QUE TU N’AS PAS DIT
AUX MOTS QUE TU GARDAIS POUR PLUS TARD,DANS LONGTEMPS
ON NE NOUS A PAS DIT, C’EST LA DERNIERE ETE
ET LE DERNIER SOLEIL ET LES DERNIERES FLEURS
ET L’ULTIME ETOILE ET SA MOURANT CHALEUR
ET VOS DERNIERS REGARDS. HATEZ -VOUS DONC D’AIMER
JE PENSE A TA REVOLTE AU PAUVRE GARS DE FRANCE,
D’ITALIE OU D’AILLEURS, A TON CRI DE SOUFFRANCE
ON NE T’AVAIT PAS DIT: MAIS FAIS VITE, IL EST TEMPS
ON TE DEMANDERA DE MOURIR A VINGT ANS
(Yvette Z.Graggen) (…)
(A.Decima op. cit.)
31/08: Rifugiati civili
Il 31 agosto, dopo una mattinata piovosa, lavorammo solo dalle 13,45 alle 18,30 , si trattava di livellare del terreno trasportando sabbia da una parte all’altra. L’ambiente era molto diverso da quello dei campi che conoscevamo: si trattava in prevalenza di giovani fuggiti in Svizzera dalle zone di confine appena dopo l’armistizio: Il livello culturale era basso e la preparazione politica pressoché nulla…(A.Decima op.cit:)
Le seguenti cifre riferite alla primavera 1944 danno un’idea del fenomeno rifugiati civili: 9.300 dei circa 25.000 profughi civili vivevano in campi e centri collettivi – 3.000 aspettavano nei campi di smistamento – 5.300 abitavano presso parenti e in pensioni – 1.600 uomini e donne lavoravano in agricoltura o presso famiglie – 2.500 bambini risultavano ospiti di famiglie affidatarie.
I rifugiati politici seguivano lo stesso iter burocratico dei rifugiati civili; essi tendevano però a formare una casta separata, alimentando fra di loro, sia col dialogo diretto sia attraverso la corrispondenza, l’ideologia per cui avevano combattuto e subito l’esilio.
Anche per un rifugiato politico esisteva la possibilità di vivere fuori dai campi e dai centri in un regime di semi libertà. Ciò poteva avvenire solo dopo un certo periodo di tempo passato nei campi e a seguito di un lungo iter burocratico che prevedeva oltre alle garanzie economiche anche l’interessamento di un cittadino svizzero che si facesse garante per lui; inoltre la comunità presso cui intendeva risiedere doveva dare parere favorevole così come era necessario il parere favorevole del Cantone in cui era la località della futura residenza.
Ottenuta questa possibilità, il rifugiato era libero di muoversi nell’ambito territoriale su cui aveva giurisdizione la Polizia locale; per qualsiasi spostamento al di fuori di quel territorio anche per un solo giorno occorreva l’autorizzazione, pena la perdita del diritto così faticosamente ottenuto.
29/08: Il racconto di A. Decima
Per riassumere : tra la fine di agosto e nel corso del mese di settembre, abbiamo a Cogne: l’inquadramento delle bande, la discussione politica tra annessionisti ,autonomisti etc… Quindi la costituzione del Comando Zona a Cogne, i due convegni di agosto, e l’arrivo di piccoli gruppi di partigiani dalla Svizzera (17 agosto-16 ottobre).Ogni novità viene accolta con diffidenza da quanti , a Cogne da due mesi, sono quotidianamente impegnati in un’organizzazione faticosa e in azioni pericolose. I rapidi cambiamenti sono in qualche modo destabilizzanti , ma anche formativi e stimolanti.
In Svizzera….
(…)Si susseguivano notizie di sbarchi alleati a Bordeaux e dell’occupazione di Grenoble e Annecy a pochi chilometri dal confine svizzero, ma poi venivano smentite(…) La Romania aveva accettato le condizioni offerte dalla Russia e aveva attaccato l’Ungheria(…) L’atmosfera di incertezza aveva acuito il nervosismo(…)(A.Decima, Sulle vie dell’esilio dorato, op cit,)
(…)Nel pomeriggio arrivarono due partigiani che sarebbero usciti il 28, uno di loro era comandante di una brigata Garibaldi e ci dissero che noi, che uscivamo allora dalla Svizzera, eravamo considerati degli imboscati, dagli altri partigiani….(A.Decima, Sulle vie dell’esilio dorato, op cit,)