24/07: Il partigiano Tedeschi

Eugenio Gentili Tedeschi Dopo l’8 settembre si rifugia con i genitori a La Salle, in Valle d’Aosta. Arrestato, è rinchiuso nelle carceri di Aosta dal 13 giugno al 17 luglio 1944 e viene liberato fortunosamente grazie anche all’aiuto di Carla Consonni. Dopo la scarcerazione si unisce ai partigiani, entrando nella banda Arturo Verraz, nella valle di Cogne.

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23/07: Il “Barbaro”

“Barbaro”(Guido Ariano), in una lettera ai garibaldini della 176a, stigmatizza “gli atti arbitrari e non mai repressi di taluni vili predoni mescolati alle nostre file che, mentre minavano la nostra compattezza, ci rendevano criticabili alla popolazione”.In luglio, Mésard indica che nelle zone e nei paesi limitrofi alle località in cui operano i partigiani si verificano “ingenti furti e grassazioni a mano armata ai danni della popolazioine civile”. “Si ha ragione di ritenere – egli scrive – che gli autori di tali misfatti, abbiano a celarsi anche tra gli appartenenti alle bande dipendenti da questo comando di settore”

Va detto con molta chiarezza che queste denunce e richieste di bonifica morale non rimangono lettera morta. Molti e documentati sono i casi di effettiva repressione delle attività illegali commesse da elementi appartenenti alle formazioni partigiane e da individui senza scrupoli che approfittavano della situazione.
(R.Nicco op.cit.)

 

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23/07: Il ruolo dei civili

In generale va ribadito che, senza il concorso della popolazione civile per il rifornimento di generi alimetari e vestiario, per la cura dei feriti e degli ammalati, per la raccolta e la trasmissione di informazioni e per molti altri servizi ancora, l’azioine delle bande non avrebbe potuto assumere unos viluppo significativo. La lotta partigiana è, e non può che essere, fondata sull’appoggio, o per lo meno sull’accettazione, da parte delle popolazioni nel cui territorio è attuata.
Nello stesso tempo va rilevata l’esistenza di problemi politici che determinano una marcata differenziazione da zona a zona. In alcune località il movimento partigiano ha radici ben salde, essendo espressione diretta delle popolazioni di quel territorio, in altre è frutto di interventi esterni e si identifica concretamente in uomini che non fanno parte di quella data realtà sociale, culturale e politica, il che genera situazioni sostanzialmente diverse.(…)
(Roberto Nicco – storia della resistenza in valle d’aosta- Musumeci)

23/07: Aiuti dai minatori

“A Cogne la maggior parte del personale della Miniera, collaborò attivamente con me per facilitare l’opera del Comando locale che divenne poi per un certo periodo di tempo il Comando generale della Valle d’Aosta. Citerò tra i più attivi, oltre al sig. Marchionni già nominato, il nostro medico dott. Alessio Ansermin e il sig. Antonio Arizio, che riuscì a fabbricare con la collaborazione del personale della nostra piccola officina alcuni mitragliatori sten di perfetto funzionamento, che meravigliarono e riscossero il plauso della Commissione Alleata che verso la metà di settembre venne dalla Francia a ispezionare le nostre posizioni; i signori Rodolfo Jeantet e Francesco David che si prodigarono per l’organizzazione logistica, il secondo essendo anche stato il primo Sindaco liberamente eletto del Comune di Cogne; il sig. Guado capo minatore impiegato come specialista in alcune azioni di sabotaggio. Gli operai elettricisti si prestarono per eseguire il collegamento telefonico con tutti i posti avanzati. Il servizio di disciplina era assicurato regolarmente dai carabinieri che avevano aderito al movimento e fu perfino provveduto alla protezione dei pochi esemplari di stambecchi rimasti nel parco del Gran Paradiso, mediante un servizio di guardia caccia.” (Franz Elter – memoriale 3)
(foto: il foglio di congedo illimitato del sig. Antonio Arizio, capoofficina alla miniera.

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17/07: L’arrivo a Cogne della radio

La radio era arrivava a Cogne portata sulle spalle di Pierino Vuillermoz, garibaldino, credo da Champorcher e accompagnato da un tecnico (appartenuto a Giustizia e Libertà!) che si trovava poi presso il comando non so con quali funzioni. La radio, però, credo per ragioni di ricettività, era stata installata alla COGNE, nello stesso alloggio in cui si trovavano anche Giulio Einaudi (per il tempo che è rimasto a Cogne) e Renata Aldovrandi, e dove si riuniva anche la prima cellula del Pci della Cogne, diretta da Maina (fidanzato di Aurora Martinetto).(continua…)

17/07: Assassinio

“(…) un giorno papà, che andava ad Aosta tutti i giorni per lavoro, tornando ho sentito che diceva alla mamma: “L’hanno ammazzato di botte e fingono che sia un suicidio!” e parlava di Emile Chanoux…(Orsetta Elter – Memorie, Torino 2000 flli ed. Pozzo)
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16/07: La situazione nel Parco

…Alcuni partigiani ex carabinieri (comandati dal maresciallo Ceppellini) avevano rimesso la divisa e ripreso possesso della casermetta (dove si trovavano alcuni prigionieri fascisti).
Nel parco era stato ristabilito un minimo di sorveglianza, con qualche milite forestale rimasto e, credo, con l’aggiunta di qualche cacciatore di Cogne (ricordo in ogni caso che al Lauson, con un ex della milizia forestale, c’era Millot,(Emile Guichardaz) probabilmente distaccato e pagato dalla COGNE).
Vi è stata invece poca propensione dei cogneins a partecipare al movimento partigiano e questo trova, solo in parte, una spiegazione nell’esonero dal servizio militare che già negli anni precedenti aveva creato in Cogne una situazione privilegiata che faceva sentire più lontana la guerra.(continua…)

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12/07: Testimonianza di ATTILIO BURLAND (1994)

…Poi sono arrivati i partigiani. Nell’autunno del ‘44 c’era la neve, e …c’erano i partigiani e bisognava andare a prendere le armi in Francia; avevano organizzato dei gruppi di portatori, che si sono poi scaglionati da qui alla Val d’Isère; in quel momento in molti hanno dato una mano. Tutti i portatori erano di Cogne.
Nel momento vero e proprio dei partigiani, di cogneins non ce n’erano. Perchè i cogneins lavoravano; quando poi ce n’è stato bisogno, allora… C’era una squadra che andava in Valsavarenche, un’altra partiva da lì, da Pont e andava al Col della Galisia a prendere le armi e a portarle alla squadra che da Pont ritornava qui. C’era una rotazione.
C’è stato allora l’attacco tedesco in Valsavarenche, molti sono restati in Val d’Isère; noi siamo arrivati al Col della Gallisia, dove non abbiamo trovato nessuno; qualcuno ha deciso di tornare, qualcuno di continuare; io sono tornato, volevo vedere cosa era successo a Cogne. In Valsavarenche mi sono fatto prendere come un coglione dai tedeschi. Mi hanno portato al Comando fascista; poi mi hanno portato alla Torre dei Balivi ad Aosta e da lì a Torino, poi a Milano e da Milano mi hanno portato in Austria, in campo di concentramento, da dicembre al 7 maggio del ‘45, alla Liberazione.
A Cogne ho lavorato di nuovo in Miniera, poi mi hanno trasferito ad Aosta, ma io volevo solo tornare in Francia; avevo anche una sorella là -ce l’ho ancora- così sono andato in Francia. Poi siccome ero là, e ci ero anche nato, neanche a farlo apposta, ho ricevuto il precetto che dovevo fare il soldato! Avrei potuto cavarmela in Italia perchè ero stato in campo di concentramento, ma …E la più bella è questa: io ho dovuto fare il soldato in Francia (non mi dispiace perchè mi sono proprio divertito), ma quando sono tornato da militare, e sono tornato a Cogne, io non avevo nessuna intenzione di fermarmi, ero venuto solo per stare un pò con i miei, e poi sarei tornato subito a Parigi, invece un giorno vedo arrivare due carabinieri…Mi prendono e mi ficcano dentro, per renitenza alla leva! Allora mi hanno portato al carcere militare di Torino, dove mi hanno tenuto una ventina di giorni e poi mi hanno fatto un processo, dove sono stato assolto, perchè alla fine della guerra il comandante Plik, ci aveva fatto a tutti il certificato di combattenti, e tra quello di partigiano e quello di deportato, io avevo tutte le carte in regola per non fare il soldato. Solo che in Francia il lavoro non mi aveva aspettato, così alla fine sono rimasto a Cogne, e ci ho passato la vita, da Colonna guardavo sempre il Monte Bianco e pensavo alla Francia.
La vita di una persona…Alti e bassi e non c’è niente che corrisponde ai progetti. Forse se non ci fosse stata la guerra e l’Italia non avesse attaccato la Francia..

12/07: Occupazione di Cogne, il ruolo di Franz Elter

Dalle testimonianze raccolte, si rileva che l’occupazione di Cogne del 7 luglio 1944, da parte delle forze partigiane , fu organizzata scrupolosamente con la collaborazione del dott.Franz Elter, allora direttore centrale della Soc. Naz. An. COGNE, la partecipazione delle maestranze della COGNE, e l’indispensabile sostegno di buona parte della popolazione, senza il quale nulla di ciò sarebbe stato
possibile.

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Franz Elter scrive di suo pugno in uno dei suoi brevi e concisi memoriali (cinque in tutto) di essersi preoccupato “fin dall’aprile del ’43” di accumulare esplosivi e altro materiale traendolo dai magazzini della COGNE. In parte per rifornire la banda Léxèrt che operava a Fenis, in parte per effettuare sabotaggi alle vie di comunicazione in vari punti della valle “ad alcuni dei quali partecipai io stesso”.
Il 29 giugno, a pochi giorni dalla concretizzazione finale del piano, quando tutto ormai era pronto salì a Cogne un gruppo di militi tedeschi al comando del ten. Reitch allo scopo di presidiare la miniera timorosi di sabotaggi ai danni dell’industria bellica tedesca, a cui era ormai destinata la produzione della miniera di ferro Cogne.

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