01/09: Tragedia di una generazione

“C’era anche una ragazza bionda che lavorava vicino a noi. Giorgio Elter e io ci fermavamo spesso a parlare con lei. Quel giorno lessi sul settimanale l’ILLUSTRE’ i seguenti versi che esprimevano tutta la tragedia della nostra generazione:

ON NE NOUS A PAS DIT, C’EST LA DERNIERE ETE
On NE nous A PAS DIT: DEPECHEZ-VOUS D’AIMER
ON NE NOUS A PAS DIT: HATEZ-VOUS , LE TEMPS PRESSE,
SOURIEZ ET CHANTEZ, CUEILLEZ VOTRE JEUNESSE!
(…)
JE PENSE A CES CHEMINS QUE TU N’AS PAS SUIVIS.
VOYONS, J’AI BIEN LE TEMPS, CAR JE N’AIS QUE VINGT-ANS
JE PENSE ENCORE A TOUT CE QUE TU N’AS PAS DIT
AUX MOTS QUE TU GARDAIS POUR PLUS TARD,DANS LONGTEMPS

ON NE NOUS A PAS DIT, C’EST LA DERNIERE ETE
ET LE DERNIER SOLEIL ET LES DERNIERES FLEURS
ET L’ULTIME ETOILE ET SA MOURANT CHALEUR
ET VOS DERNIERS REGARDS. HATEZ -VOUS DONC D’AIMER

JE PENSE A TA REVOLTE AU PAUVRE GARS DE FRANCE,
D’ITALIE OU D’AILLEURS, A TON CRI DE SOUFFRANCE
ON NE T’AVAIT PAS DIT: MAIS FAIS VITE, IL EST TEMPS
ON TE DEMANDERA DE MOURIR A VINGT ANS
(Yvette Z.Graggen) (…)

(A.Decima op. cit.)

31/08: Rifugiati civili

Il 31 agosto, dopo una mattinata piovosa, lavorammo solo dalle 13,45 alle 18,30 , si trattava di livellare del terreno trasportando sabbia da una parte all’altra. L’ambiente era molto diverso da quello dei campi che conoscevamo: si trattava in prevalenza di giovani fuggiti in Svizzera dalle zone di confine appena dopo l’armistizio: Il livello culturale era basso e la preparazione politica pressoché nulla…(A.Decima op.cit:)

Le seguenti cifre riferite alla primavera 1944 danno un’idea del fenomeno rifugiati civili: 9.300 dei circa 25.000 profughi civili vivevano in campi e centri collettivi – 3.000 aspettavano nei campi di smistamento – 5.300 abitavano presso parenti e in pensioni – 1.600 uomini e donne lavoravano in agricoltura o presso famiglie – 2.500 bambini risultavano ospiti di famiglie affidatarie.
I rifugiati politici seguivano lo stesso iter burocratico dei rifugiati civili; essi tendevano però a formare una casta separata, alimentando fra di loro, sia col dialogo diretto sia attraverso la corrispondenza, l’ideologia per cui avevano combattuto e subito l’esilio.

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Anche per un rifugiato politico esisteva la possibilità di vivere fuori dai campi e dai centri in un regime di semi libertà. Ciò poteva avvenire solo dopo un certo periodo di tempo passato nei campi e a seguito di un lungo iter burocratico che prevedeva oltre alle garanzie economiche anche l’interessamento di un cittadino svizzero che si facesse garante per lui; inoltre la comunità presso cui intendeva risiedere doveva dare parere favorevole così come era necessario il parere favorevole del Cantone in cui era la località della futura residenza.
Ottenuta questa possibilità, il rifugiato era libero di muoversi nell’ambito territoriale su cui aveva giurisdizione la Polizia locale; per qualsiasi spostamento al di fuori di quel territorio anche per un solo giorno occorreva l’autorizzazione, pena la perdita del diritto così faticosamente ottenuto.

29/08: Il racconto di A. Decima

Per riassumere : tra la fine di agosto e nel corso del mese di settembre, abbiamo a Cogne: l’inquadramento delle bande, la discussione politica tra annessionisti ,autonomisti etc… Quindi la costituzione del Comando Zona a Cogne, i due convegni di agosto, e l’arrivo di piccoli gruppi di partigiani dalla Svizzera (17 agosto-16 ottobre).Ogni novità viene accolta con diffidenza da quanti , a Cogne da due mesi, sono quotidianamente impegnati in un’organizzazione faticosa e in azioni pericolose. I rapidi cambiamenti sono in qualche modo destabilizzanti , ma anche formativi e stimolanti.

In Svizzera….
(…)Si susseguivano notizie di sbarchi alleati a Bordeaux e dell’occupazione di Grenoble e Annecy a pochi chilometri dal confine svizzero, ma poi venivano smentite(…) La Romania aveva accettato le condizioni offerte dalla Russia e aveva attaccato l’Ungheria(…) L’atmosfera di incertezza aveva acuito il nervosismo(…)(A.Decima, Sulle vie dell’esilio dorato, op cit,)

(…)Nel pomeriggio arrivarono due partigiani che sarebbero usciti il 28, uno di loro era comandante di una brigata Garibaldi e ci dissero che noi, che uscivamo allora dalla Svizzera, eravamo considerati degli imboscati, dagli altri partigiani….(A.Decima, Sulle vie dell’esilio dorato, op cit,)

26/08: Il contributo del clero valdostano

Fine agosto:

la situazione militare sulle Alpi sembra evolversi rapidamente… la Resistenza italiana invia una delegazione in Savoia. Jacini , Silvio e Glass per organizzare un collegamento fisso con le FFI. Il 25 agosto la delegazione incontra il Comandante dell’Alta Savoia Lambroschini(Nizier) ad Annecy. Il 26 il Comandante delle due Savoie de Galbert(Mathieu) a Chambery . (Sono previsti collegamenti attraverso il Col de la Seigne, con “boites à lettres” a Le Chapieux, con Torino attraverso il Col de l’Autaret tra Viù e Arc, con punto di riferimento il curato di Bonneval, per lo scambio di informazioni. Viene posto il problema del rifornimento d’armi alle formazioni partigiane della Valle d’Aosta e Piemonte.(R.Nicco, op cit)

…Generoso fu il contributo del clero valdostano, specialmente il più povero e il più modesto, …come cappellani di banda, solidarietà alla resitenza e alla popolazione civile vessata; si ricordano don Maquignaz, don Meynet, do Perron…(il contributo della Valle d’Aosta alla guerra di liberazione, op.cit)

24/08: Bombardamenti americani

24 agosto
Trois-Villes (Quart). Per ritorsione contro l’attacco partigiano al posto di blocco di Nus, effettuato il 18 agosto, i nazifascisti attaccano la zona controllata dalla 13a banda Émile Chanoux, incendiando il villaggio ed uccidono Pietro Desandré, Eusebio Barrel e Tommaso Forethier.

 

23 agosto
Pont-Saint-Martin. Aerei americani bombardano il centro cittadino provocando la morte accertata di 133 persone. Le case distrutte sono 42. Dei 434 sinistrati, 85 sono bambini.

25/08: La radio

(…) La radio, credo per ragioni di ricettività, era stata installata alla Cogne, nello stesso alloggio in cui si trovavano anche Giulio Einaudi (per il tempo che è rimasto a Cogne) e Renata Aldovrandi, e dove si riuniva anche la prima cellula del Pci della Cogne, diretta da Maina (fidanzato di Aurora Martinetto).
Questa circostanza doveva allarmare qualcuno al Comando, ma ho ragioni per credere che , nonostante le trasmissioni fossero, tutto sommato piuttosto innocenti, soprattutto il titolo in francese <Radio Vallée d’Aoste Libre> seguito dalla frase: <pour que nous puissons dire demain notre parole!> doveva disturbare qualcuno al comando di Villa Necchi.
Mésard doveva saperlo perché mi dette l’incarico di sorvegliare la radio. Credevo che si trattasse di uno dei soliti pretesti con cui, dopo la morte di Giorgio, mi teneva lontano da Chevril, dove si trovavano di turno i garibaldini; accadde invece che il giorno stesso comparve il tecnico che pretendeva di portare via la radio e che per cominciare la voleva rendere inservibile asportandone le valvole. Risolsi la cosa puntandogli addosso la rivoltella e dicendo che lo <arrestavo come sovversivo> (frase imparata evidentemente sui testi fascisti). Poco dopo, chiamati da una telefonata di Renata sono arrivati Dulo, Caracciolo e Pierino Vuillermoz. Ricordo bene il commento di Caracciolo: <Dopo tutto voleva sovvertire l’ordine della radio>; e quello di Pierino Vuillermoz che poneva fine ai discorsi: <La radio sulle spalle l’ho portata io>.(Piero Elter…..)

21/08: L’importanza di Cavagnet

“La repubblica di Cogne si realizzò essenzialmente per merito di un grande personaggio: il comandante Plik e cioè il maggiore Giuseppe Cavagnet. Senza di lui probabilmente non si sarebbe scritta questa pagina importante e unica della storia della Resistenza valdostana. Gli dobbiamo essere grati per quello che ha saputo fare…”.(Giulio Dolchi)

Con Dudo (Giulio Dolchi)…”.Spesso parlavamo delle vicende della guerra di Liberazione in Valle- E di quanto ci fu di particolare a Cogne e di ciò che manteneva così legati i partigiani di ogni formazione. Assai più di quanto avvenne in altre valli.(…)”
( Ruggero Cominotti (da “Giulio Dolchi , dieci anni dopo” Aosta – 2013 – 200 copie numerate)

20/08: Maurizio Martin

(…)A causa delle sue convinzioni profondamente autonomistiche per la Valle di Aosta mio padre si fece parecchi nemici, soprattutto fra le truppe francesi che all’epoca avevano invaso la parte alta della Valle, stabilendo il comando ad Introd, dove mio padre era segretario comunale supplente, così come lo era a Rhemes-Saint-Georges, ove abitavamo e a Rhemes-Notre Dame.
In quei giorni una sentinella francese sparò ed uccise il partigiano Sergio Vevey, come ricorda ancora una piccola lapide, che si può ancora intravedere oggi, posta su muro di una casa al villaggio di Villes Dessus, ove una volta transitava la strada per Rhemes. Su questo episodio le versioni sono discordanti: ci fu chi sostenne l’involontarietà della sentinella. Ma c’era un’altra vittima nel mirino delle truppe francesi: mio padre che, avvistato in tempo, si nascose per una settimana. Però sulla porta del Municipio comparve una scritta: ” A mort!”.
Purtroppo mio padre, poco dopo, distrusse questo documento come tutta la corrispondenza avuta con EmileChanoux!(testimonianza di Luigi Martin, figlio di Maurizio)

16/08: Autonomismo o Separatismo?

Il tema viene trattato su più fronti attivamente fino a settembre inoltrato e anche sul giornalino murale di Cogne stampato quotidianamente dal 30 agosto al 12 ottobre.
Composto da due pagine, battuto a macchina in più copie, il giornale veniva affisso in piazza a Cogne
“C’era una bacheca dove si metteva il giornale, fuori dal centralino telefonico, che lo avevamo preso noi, dove ci alternavamo io e Lola per il servizio telefonico.” (Lele Calosci)
Le altre copie erano destinate ai distaccamenti e alle fabbriche locali, consegnate alle staffette che giornalmente collegavano il comando Zona con e le altre bande della regione.
“Un paio di numeri li abbiamo avuti anche noi… perché lo facevamo anche noi il giornalino: “Valle d’Aosta Garibaldina”(Guido Ariano, Barbaro)

AUTONOMISMO O SEPARATISMO
“Il Patriota della valle d’aosta” , settembre 1944
(…) L’argomento merita di essere ripreso…quello delle autonomie regionali. ogni regione ha i suoi specifici caratteri …questi caratteri danno luogo a problemi che variano da regione a regione e che un regime sano dovrebbe considerare per il benessere delle regioni medesime e in sostanza per l’intera compagine statale(…)
(Nell’articolo citato, in relazione alla questione siciliana di cui si parlava in quei giorni)