30/07: Andrea Pautasso “Bert”

30 LUGLIO 1944
Saint-Nicolas. Il massiccio attacco portato dai nazifascisti contro gli uomini della banda Vertosan, al comando di Andrea Pautasso “Bert”, provoca 11 vittime fra i partigiani e quattro fra i civili. Il villaggio Cerlogne è dato alle fiamme dai nazifascisti.

dal diario di “Bert”
“… avrà varcato da poco la cinquantina, è vestita di scuro come tutte le montanare, porta gli zoccoli ed in testa un fazzoletto nero. Ci fa subito entrare perché ci possiamo asciugare vicino alla stufa e si scusa timidamente, pregandoci di “adattarci”, ma è l’unico posto caldo.
È un vano spazioso adibito a cucina, con una stufa in ghisa(…) una dispensa, due panche, una sedia, un piccolo tavolo appoggiato al muro nell’angolo tra le due finestre … In fondo nella penombra si intravede l’impiantito sopraelevato, la greppia e numerosi scomparti della stalla, occupata ora da un solo vitello. Se non avessimo aguzzato gli sguardi attraverso la penombra, non ci saremmo mai accorti dell’esistenza della stalla poiché l’olfatto non ne avverte la presenza. Tutto è lindo ed ordinato( …)
La loro cena è pronta, ma accanto alle loro due scodelle (della Signora e del figlio NdR) ne vediamo allineate altre due: quelle, che con gesto timido, la madre offre a noi scusandosi di non poter offrire altro di meglio che la loro cena. La loro cena consiste in una scodella di minestra…”
Tratto da: Giocondo Falcoz, Andrea Pautasso, Origini e vicende della formazione partigiana autonoma valdostana “Vertosan” 1943-1945, Tipografia Parrocchiale di Issogne, Issogne

27/07: Carrara e i partigiani

(…)Ero anti-guerra e non condividevo i metodi fascisti (Ruggero Orlando da Radio londra informava e condannava tali metodi). Io lavoravo in officina a Cogne, per cui ero esonerato da una possibile chiamata al servizio militare, ma è stata una scelta più forte che mi ha spinto ad arruolarmi ed entrare attivamente nelle formazioni partigiane.((…)Raffaele Carrara)

25/07: La scuola della miniera

(…)Avevo frequentato i corsi della scuola di fabbrica della Cogne, che preparava delle ottime maestranze specializzate in vari mestieri; il mio è di meccanico, e l’anno precedente, ultimo del corso, avevamo visitato le miniere di Cogne; durante la visita ebbi modo di notare la dotazione di macchine utensili dell’officina di manutenzione dei macchinari della miniera, funivia, teleferica, trattamento minerali e trenino Cogne Acquefredde.
Penso che forse potrei fabbricare i pezzi mancanti alla nostra mitragliatrice, se quella in funzione a Cogne fosse identica alla nostra.Esterno il mio pensiero al gruppo (…)ed ecco che, senza preavvisarmi, il mio caro amico Nino Bertello, mi fa il tiro mancino, e va a spifferare il tutto al comandante della banda, “De Gaulle,” (Louis Ducourtil).
(…)
“De Gaulle” quindi mi invita a seguirlo e mi conduce ad un fabbricato sottostante, di poco isolato dagli altri tre che formano La Chervaz, che chiamiamo pomposamente il Tribunale, perché ivi si tengono i processi ai prigionieri, non solo ai nostri, ma anche a quelli provenienti dalle altre bande.
Con mia somma sorpresa vengo presentato al comandante “Mésard”,(Cesare Ollietti), che siede ad un tavolo con altri componenti del comando zona. (Ernesto Breuvé …continua)

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24/07: Il partigiano Tedeschi

Eugenio Gentili Tedeschi Dopo l’8 settembre si rifugia con i genitori a La Salle, in Valle d’Aosta. Arrestato, è rinchiuso nelle carceri di Aosta dal 13 giugno al 17 luglio 1944 e viene liberato fortunosamente grazie anche all’aiuto di Carla Consonni. Dopo la scarcerazione si unisce ai partigiani, entrando nella banda Arturo Verraz, nella valle di Cogne.

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23/07: Il “Barbaro”

“Barbaro”(Guido Ariano), in una lettera ai garibaldini della 176a, stigmatizza “gli atti arbitrari e non mai repressi di taluni vili predoni mescolati alle nostre file che, mentre minavano la nostra compattezza, ci rendevano criticabili alla popolazione”.In luglio, Mésard indica che nelle zone e nei paesi limitrofi alle località in cui operano i partigiani si verificano “ingenti furti e grassazioni a mano armata ai danni della popolazioine civile”. “Si ha ragione di ritenere – egli scrive – che gli autori di tali misfatti, abbiano a celarsi anche tra gli appartenenti alle bande dipendenti da questo comando di settore”

Va detto con molta chiarezza che queste denunce e richieste di bonifica morale non rimangono lettera morta. Molti e documentati sono i casi di effettiva repressione delle attività illegali commesse da elementi appartenenti alle formazioni partigiane e da individui senza scrupoli che approfittavano della situazione.
(R.Nicco op.cit.)

 

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23/07: Il ruolo dei civili

In generale va ribadito che, senza il concorso della popolazione civile per il rifornimento di generi alimetari e vestiario, per la cura dei feriti e degli ammalati, per la raccolta e la trasmissione di informazioni e per molti altri servizi ancora, l’azioine delle bande non avrebbe potuto assumere unos viluppo significativo. La lotta partigiana è, e non può che essere, fondata sull’appoggio, o per lo meno sull’accettazione, da parte delle popolazioni nel cui territorio è attuata.
Nello stesso tempo va rilevata l’esistenza di problemi politici che determinano una marcata differenziazione da zona a zona. In alcune località il movimento partigiano ha radici ben salde, essendo espressione diretta delle popolazioni di quel territorio, in altre è frutto di interventi esterni e si identifica concretamente in uomini che non fanno parte di quella data realtà sociale, culturale e politica, il che genera situazioni sostanzialmente diverse.(…)
(Roberto Nicco – storia della resistenza in valle d’aosta- Musumeci)

23/07: Aiuti dai minatori

“A Cogne la maggior parte del personale della Miniera, collaborò attivamente con me per facilitare l’opera del Comando locale che divenne poi per un certo periodo di tempo il Comando generale della Valle d’Aosta. Citerò tra i più attivi, oltre al sig. Marchionni già nominato, il nostro medico dott. Alessio Ansermin e il sig. Antonio Arizio, che riuscì a fabbricare con la collaborazione del personale della nostra piccola officina alcuni mitragliatori sten di perfetto funzionamento, che meravigliarono e riscossero il plauso della Commissione Alleata che verso la metà di settembre venne dalla Francia a ispezionare le nostre posizioni; i signori Rodolfo Jeantet e Francesco David che si prodigarono per l’organizzazione logistica, il secondo essendo anche stato il primo Sindaco liberamente eletto del Comune di Cogne; il sig. Guado capo minatore impiegato come specialista in alcune azioni di sabotaggio. Gli operai elettricisti si prestarono per eseguire il collegamento telefonico con tutti i posti avanzati. Il servizio di disciplina era assicurato regolarmente dai carabinieri che avevano aderito al movimento e fu perfino provveduto alla protezione dei pochi esemplari di stambecchi rimasti nel parco del Gran Paradiso, mediante un servizio di guardia caccia.” (Franz Elter – memoriale 3)
(foto: il foglio di congedo illimitato del sig. Antonio Arizio, capoofficina alla miniera.

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17/07: L’arrivo a Cogne della radio

La radio era arrivava a Cogne portata sulle spalle di Pierino Vuillermoz, garibaldino, credo da Champorcher e accompagnato da un tecnico (appartenuto a Giustizia e Libertà!) che si trovava poi presso il comando non so con quali funzioni. La radio, però, credo per ragioni di ricettività, era stata installata alla COGNE, nello stesso alloggio in cui si trovavano anche Giulio Einaudi (per il tempo che è rimasto a Cogne) e Renata Aldovrandi, e dove si riuniva anche la prima cellula del Pci della Cogne, diretta da Maina (fidanzato di Aurora Martinetto).(continua…)

17/07: Assassinio

“(…) un giorno papà, che andava ad Aosta tutti i giorni per lavoro, tornando ho sentito che diceva alla mamma: “L’hanno ammazzato di botte e fingono che sia un suicidio!” e parlava di Emile Chanoux…(Orsetta Elter – Memorie, Torino 2000 flli ed. Pozzo)
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