16/07: La situazione nel Parco

…Alcuni partigiani ex carabinieri (comandati dal maresciallo Ceppellini) avevano rimesso la divisa e ripreso possesso della casermetta (dove si trovavano alcuni prigionieri fascisti).
Nel parco era stato ristabilito un minimo di sorveglianza, con qualche milite forestale rimasto e, credo, con l’aggiunta di qualche cacciatore di Cogne (ricordo in ogni caso che al Lauson, con un ex della milizia forestale, c’era Millot,(Emile Guichardaz) probabilmente distaccato e pagato dalla COGNE).
Vi è stata invece poca propensione dei cogneins a partecipare al movimento partigiano e questo trova, solo in parte, una spiegazione nell’esonero dal servizio militare che già negli anni precedenti aveva creato in Cogne una situazione privilegiata che faceva sentire più lontana la guerra.(continua…)

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12/07: Testimonianza di ATTILIO BURLAND (1994)

…Poi sono arrivati i partigiani. Nell’autunno del ‘44 c’era la neve, e …c’erano i partigiani e bisognava andare a prendere le armi in Francia; avevano organizzato dei gruppi di portatori, che si sono poi scaglionati da qui alla Val d’Isère; in quel momento in molti hanno dato una mano. Tutti i portatori erano di Cogne.
Nel momento vero e proprio dei partigiani, di cogneins non ce n’erano. Perchè i cogneins lavoravano; quando poi ce n’è stato bisogno, allora… C’era una squadra che andava in Valsavarenche, un’altra partiva da lì, da Pont e andava al Col della Galisia a prendere le armi e a portarle alla squadra che da Pont ritornava qui. C’era una rotazione.
C’è stato allora l’attacco tedesco in Valsavarenche, molti sono restati in Val d’Isère; noi siamo arrivati al Col della Gallisia, dove non abbiamo trovato nessuno; qualcuno ha deciso di tornare, qualcuno di continuare; io sono tornato, volevo vedere cosa era successo a Cogne. In Valsavarenche mi sono fatto prendere come un coglione dai tedeschi. Mi hanno portato al Comando fascista; poi mi hanno portato alla Torre dei Balivi ad Aosta e da lì a Torino, poi a Milano e da Milano mi hanno portato in Austria, in campo di concentramento, da dicembre al 7 maggio del ‘45, alla Liberazione.
A Cogne ho lavorato di nuovo in Miniera, poi mi hanno trasferito ad Aosta, ma io volevo solo tornare in Francia; avevo anche una sorella là -ce l’ho ancora- così sono andato in Francia. Poi siccome ero là, e ci ero anche nato, neanche a farlo apposta, ho ricevuto il precetto che dovevo fare il soldato! Avrei potuto cavarmela in Italia perchè ero stato in campo di concentramento, ma …E la più bella è questa: io ho dovuto fare il soldato in Francia (non mi dispiace perchè mi sono proprio divertito), ma quando sono tornato da militare, e sono tornato a Cogne, io non avevo nessuna intenzione di fermarmi, ero venuto solo per stare un pò con i miei, e poi sarei tornato subito a Parigi, invece un giorno vedo arrivare due carabinieri…Mi prendono e mi ficcano dentro, per renitenza alla leva! Allora mi hanno portato al carcere militare di Torino, dove mi hanno tenuto una ventina di giorni e poi mi hanno fatto un processo, dove sono stato assolto, perchè alla fine della guerra il comandante Plik, ci aveva fatto a tutti il certificato di combattenti, e tra quello di partigiano e quello di deportato, io avevo tutte le carte in regola per non fare il soldato. Solo che in Francia il lavoro non mi aveva aspettato, così alla fine sono rimasto a Cogne, e ci ho passato la vita, da Colonna guardavo sempre il Monte Bianco e pensavo alla Francia.
La vita di una persona…Alti e bassi e non c’è niente che corrisponde ai progetti. Forse se non ci fosse stata la guerra e l’Italia non avesse attaccato la Francia..

12/07: Occupazione di Cogne, il ruolo di Franz Elter

Dalle testimonianze raccolte, si rileva che l’occupazione di Cogne del 7 luglio 1944, da parte delle forze partigiane , fu organizzata scrupolosamente con la collaborazione del dott.Franz Elter, allora direttore centrale della Soc. Naz. An. COGNE, la partecipazione delle maestranze della COGNE, e l’indispensabile sostegno di buona parte della popolazione, senza il quale nulla di ciò sarebbe stato
possibile.

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Franz Elter scrive di suo pugno in uno dei suoi brevi e concisi memoriali (cinque in tutto) di essersi preoccupato “fin dall’aprile del ’43” di accumulare esplosivi e altro materiale traendolo dai magazzini della COGNE. In parte per rifornire la banda Léxèrt che operava a Fenis, in parte per effettuare sabotaggi alle vie di comunicazione in vari punti della valle “ad alcuni dei quali partecipai io stesso”.
Il 29 giugno, a pochi giorni dalla concretizzazione finale del piano, quando tutto ormai era pronto salì a Cogne un gruppo di militi tedeschi al comando del ten. Reitch allo scopo di presidiare la miniera timorosi di sabotaggi ai danni dell’industria bellica tedesca, a cui era ormai destinata la produzione della miniera di ferro Cogne.

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12/07: Ponti saltati

(…)Oltre ai ponti erano minati anche i canali che alimentavano la vasca e la centrale di Chavonne in Val di Cogne e in Valsavarenche. Quello di Valsavarenche, fatto saltare in occasione del primo attacco tedesco in ottobre, provocò una grossa frana che, sbarrando il torrente, originò per un po’ di tempo un piccolo lago. Si diceva che avesse sepolto parecchi tedeschi, ma non so se sia vero. In ogni caso permise il contrattacco partigiano e la conseguente ritirata dai tedeschi.
Il 2 novembre fu fatto saltare anche quello di Cogne ma senza le conseguenze sperate.(continua…)

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