(…)“In qualità di Direttore della miniera della COGNE ho ritenuto mio dovere di resistere alle direttive collaborazioniste dall’8 settembre ’43 in poi. Ho agito dapprima con molta prudenza, perché un arresto improvviso della produzione mineraria avrebbe provocato probabilmente la graduale asportazione degli impianti e la deportazione della mano d’opera…
Durante il periodo dell’occupazione di Cogne da parte delle truppe partigiane ho cercato di contribuire con tutte le mie forze perché queste fossero fornite di viveri dai magazzini della miniera, di esplosivi, di indumenti, eccetera. (…) Detti inoltre la mia collaborazione tecnica e partecipai ad atti di sabotaggio della ferrovia in fondo valle. Le interruzioni frequenti di ponti e della linea ferroviaria riuscirono opportune e solo una minima parte della produzione siderurgica di Aosta poté essere esportata mentre 40.000 tonnellate di acciaio rimasero sui piazzali di Aosta(…)Franz Elter
FOTO: autoritratto ,olio su cartone
12/08: Aurora Novella Vuillerminaz
Aurora Novella Vuillerminaz
Medaglia d’argento al valore militare alla memoria, era nata a Saint-Vincent
(frazione Conoz) il 25 febbraio 1922.
Il 13 marzo 1941 si sposa con Giulio Ourlaz e inizia a lavorare nelle
ferrovie. Partigiana a Cogne nel gruppo Ourlaz dal 2 giugno 1944 e nella banda
“Arturo Verraz” dal 6 luglio 1944, ricopre l’incarico di staffetta
accompagnando dalla Svizzera all’Italia, tra gli altri, gli antifascisti
Gabriele Sicurani “Gabriani”, Saverio Tutino “Nerio”, Piero Vitali “Pierino”,
Nel corso di un altro viaggio, iniziato il 12 ottobre 1944 dalla Svizzera,
insieme alla guida Alberto Chéraz “Arturo”, accompagnò altri fuoriusciti che
volevano unirsi al gruppo di Cogne: Ferdinando Giolli (31 marzo 1924), Emilio
Macazzola (19 ottobre 1906), Giovanni Pavia (25 settembre 1920). Di questo
gruppo faceva anche parte il modenese Gino Donati (4 ottobre 1914), morto di
fatica alla Finestra Durand, e Raimondo Lazzari, unico sopravvissuto, nato il
26 giugno 1901. Il gruppo si era riunito a Doues, dopo che Lola e Pavia erano
tornati indietro per seppellire Gino Donati.
Arrivati verso le 5 di pomeriggio nei pressi di Aymavilles, vennero catturati da
una quindicina di militi del Battaglione IX settembre.
Portata, insieme ai suoi compagni, alla caserma della GNR di Villeneuve e
successivamente interrogata, venne condannata alla fucilazione.
Alle 6 del mattino, il 16 ottobre 1944, vennero fucilati; Spogliati di orologi e scarpe e creata una fossa per
seppellirli, i corpi vennero abbandonati. Lazzari, sopravvissuto, riuscì anascondersi dietro una pietra tombale e in seguito venne soccorso e affidato ai
partigiani di Cogne, dove fu curato presso l’ infermeria dal dottor Ansermin.
Da lui conosciamo tutta la storia.
(…)Lola fu poi sorpresa dai fascisti a Ville sur Sarre mentre guidava un quarto gruppo (di “svizzeri”) e fucilata insieme agli altri a Villeneuve. Si salvò il solo Raimondo Lazzari, colpito da una pallottola che gli aveva attraversato tutto il torace senza, miracolosamente, toccare organi vitali. (Fu recuperato dai partigiani alcuni giorni dopo su segnalazione di alcune donne di Villeneuve che l’avevano nascosto!).
(P.Elter…continua)
06/08: “Svizzeri” e “Garibaldini”
LUIGI RAYMOND”Nerone”, classe 1926, membro dell’87a bgta di Cogne, Comandante Plik mentre il gruppo dei “garibaldini” era agli ordini di Ourlaz”Dulo”
Occorre forse un rapido glossario riassuntivo. Eccolo:
Si chiamarono “Svizzeri” tutti i giovani di leva che avevano disertato l’esercito repubblichino, riparando in Svizzera, e da qui erano rientrati clandestinamente per rinforzare le fila partigiane
Si chiamavano “Garibaldini” i partigiani comunisti.
Nerio, Giorgio, Giulio Einaudi, Renata Aldovrandi,Zagabria, Gabriani, Katiuscia, Kiki (Lazzari), Gaddo, Martin erano Svizzeri e Garibaldini.
05/08: Morte di un partigiano
(…)Quando è morto il secondo partigiano di Cogne, in seguito a ferite, mi pare che Giorgio lo avesse assistito all’infermeria della Cogne. Al funerale c’erano i suoi parenti, che piangevano, urlavano. La mamma ha detto a Giorgio: “Perché fanno così?Non si fa così…”
e Giorgio le ha risposto: “Ma se muoio io, forse anche tu fai così.”(…)Orsetta Elter op cit
05/08: La preparazione politica degli svizzeri
(…)Non vi sono dubbi sull’importanza che gli <svizzeri> hanno avuto nella Resistenza e nella sua riorganizzazione, anche grazie ad una migliore preparazione politica, acquisita col contatto con le organizzazioni antifasciste che operavano nei campi di internamento in Svizzera e che organizzavano il rientro(….) dopo l’esperienza di Cogne, hanno continuato la guerra in Piemonte, partecipando infine alla liberazione di Torino.(Piero Elter) continua…
03/08: La conoscenza del socialismo
(…) Io cos’era il socialismo l’ho conosciuto durante la guerra partigiana, perché avevamo due commissari politici. Ma prima non conoscevamo niente. Conoscevamo solo il fascismo: o eri fascista o eri antifascista. (…)
(Raffaele Carrara….)
(nella foto: i fratelli Luigi e Enrico Vassoney con uno “sten” )
02/08: Festa nazionale della Svizzera
(…)Il 1° agosto era la festa nazionale della Svizzera(…) Sul colle era stata preparata una grande catasta di legna cui fu appiccato il fuoco dopo un discorso del parroco, parlò anche il nostro capo Ernst e accennò alla partenza del nostro gruppo per l’Italia… Ci avvicinammo alle ragazze e chiedemmo loro i fazzoletti rossi che avevano al collo per farne la nostra bandiera e poi scendemmo a continuare la festa(…),che poteva anche essere l’ultima festa; in effetti per quattro di noi sarebbe stata l’ultima(…)
(Arvedo Decima – Sulle vie dell’esilio dorato(Svizzera1944-1945),Trev
(Fillak, Elter, Donati e Vitali erano presenti a quella festa in Svizzera e morirono poco tempo dopo)
02/08: Pattuglia: Pecchioli,Nello Corti,Enzo Marzorati
31/07: Ricordi di Orsetta
30/07: Andrea Pautasso “Bert”
30 LUGLIO 1944
Saint-Nicolas. Il massiccio attacco portato dai nazifascisti contro gli uomini della banda Vertosan, al comando di Andrea Pautasso “Bert”, provoca 11 vittime fra i partigiani e quattro fra i civili. Il villaggio Cerlogne è dato alle fiamme dai nazifascisti.
dal diario di “Bert”
“… avrà varcato da poco la cinquantina, è vestita di scuro come tutte le montanare, porta gli zoccoli ed in testa un fazzoletto nero. Ci fa subito entrare perché ci possiamo asciugare vicino alla stufa e si scusa timidamente, pregandoci di “adattarci”, ma è l’unico posto caldo.
È un vano spazioso adibito a cucina, con una stufa in ghisa(…) una dispensa, due panche, una sedia, un piccolo tavolo appoggiato al muro nell’angolo tra le due finestre … In fondo nella penombra si intravede l’impiantito sopraelevato, la greppia e numerosi scomparti della stalla, occupata ora da un solo vitello. Se non avessimo aguzzato gli sguardi attraverso la penombra, non ci saremmo mai accorti dell’esistenza della stalla poiché l’olfatto non ne avverte la presenza. Tutto è lindo ed ordinato( …)
La loro cena è pronta, ma accanto alle loro due scodelle (della Signora e del figlio NdR) ne vediamo allineate altre due: quelle, che con gesto timido, la madre offre a noi scusandosi di non poter offrire altro di meglio che la loro cena. La loro cena consiste in una scodella di minestra…”
Tratto da: Giocondo Falcoz, Andrea Pautasso, Origini e vicende della formazione partigiana autonoma valdostana “Vertosan” 1943-1945, Tipografia Parrocchiale di Issogne, Issogne