E’ arrivato l’undicesimo!

Pietro, Paolo, Rocco, Francesco, Jacopo, Martino, Jacopo, Fabio, Nicolò e Tobia. Sembrava destino che i Montalenti maschi non potessero schierare un undici al completo. E invece no. E’ arrivato Niklas. Grandissimo e bellissimo. Benvenuto!
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P.S. Dopo il doppio coinvolgimento della Spagna, adesso è il turno della Germania. La famiglia Montalenti si dimostra esempio lampante del fatto che l’Europa funziona!

Alla fine tutti salvi



La zia Laura lo aveva ripetuto per giorni: “Siete pazzi a portare i bambini in montagna con Paolo? NON-LO-FA-TE”. E così, alla fine, si era arrivati ad un compromesso. Salita da Valnontey al rifugio Sella senza di lui: Raquel, Jacopo jr., Fabio, Checco, Checca, Nicolò, Tobia. Notte al rifugio, poi lui sarebbe salito la mattina dopo per scendere tutti assieme. Lunedì 27 Luglio il tempo è bellissimo, e l’improbabile combriccola inizia l’ascesa. Fabio e Nicolò salgono come camosci mettendo in crisi il resto del gruppo. Soprattutto Tobia (che parlerà ininterrottamente per l’intera gita) e Raquel, che sospetta che il marito Jacopo sr. l’abbia convinta a partecipare alla camminata per liberarsene. In circa tre ore i 7 alpinisti sono in vista del rifugio e si fermano a mangiare in un alpeggio, dove i bambini recuperano subito le energie e si mettono a scalare tetti di pietra. IMG_2590Arrivati al rifugio ci si riposa e si passa il pomeriggio tra avvistamenti di marmotte (i bambini), birre (Checco e Checca), e quelle bevande strane dette “analcoliche” (Raquel).

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Risvegliati dai fischi delle marmotte, dopo una buona colazione si parte per il laghetto del Loson, a soli 20 minuti di cammino. Il posto è bellissimo, il morale è alle stelle, e i bambini giocano nell’acqua.

IMG_2647IMG_2657Poi arriva Paolo. Ansioso di mettersi in forma per l’ascesa al Gran Paradiso con Rocco e consorte, gli bastano dieci minuti di pausa prima di riprendere il cammino. Ora, a questo punto della storia sarebbe ingeneroso addossare tutta la colpa del seguito a lui. Già, perché era stato Jacopo sr. a consigliare di non tornare per la stessa strada, ma di passare per l’Herbetet. Tutti prima o poi vogliono ammazzare la consorte ma, per Dio, ci sono anche quattro bambini!

Due ore e mezza di cammino dopo, con passaggi a strapiombo da passare con l’aiuto di funi, superamento di cadaveri di alpinisti, e qualche scivolata che non sortisce il risultato sperato, alle 13 si pranza in un posto bellissimo (“bellissimo sì, peccato che sia affanculo” [cit. Raquel]) ci fermiamo a mangiare. Certo, siamo bagnati. Un guado mancante ci ha costretti ad entrare dentro una cascata gelida col rischio di precipitare a valle. (“Che posto del c***o, v********o, non ci vengo mai più con te” [cit. dai Discorsi di Jacopo jr. al nonno]).

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(si notino nella foto le calze stese ad asciugare su una targa in memoria).

Dopo tanti camosci, ad un certo punto un urlo di Nicolò: “Un uccello grande”. Pare sia un aquila. La sentenza agli ornitologi:

IMG_2683Alle 13.40 riprendiamo a scendere. Ci vogliono tre ore prima di superare la parte pericolosa. I bambini reggono alla grande, sono i nervi degli adulti a cedere.

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Alle 19 siamo a casa. Una breve conta e la conferma: ci siamo tutti! Inclusa la pietra di quarzo da mezzo chilo che Tobia ha trovato e si è portato in mano per tutta la discesa.

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