…. (articolo completo qui) Serenata per un satellite reca una “Widmung” (dedica) specifica per un avvenimento altrettanto specifico. Dedicatario del lavoro è infatti un celebre studioso di problemi aerospaziali, il prof. Umberto Montalenti, all’epoca direttore dell’ESOC (European Space Operation Center), agenzia con sede a Darmstadt, città in cui, come detto, Moderna risiedeva. Montalenti fu responsabile della messa in orbita, la notte del 1° ottobre 1969, del satellite ESRO I B “Boreas”. Quella stessa sera Moderna diresse la “prima” della sua Serenata che intendeva celebrare l’avvenimento. Esecutori ne furono A. Sweekhorst (flauto, ottavino), il solito Lothar Faber (oboe, oboe d’amore, musette), D. Busse (arpa), H. Rossmann (marimba) e il celebre Sascha Gawriloff (violino). Come ha scritto Maurizio Romito “la durata e l’organico della composizione sono totalmente aleatori”. Due note di Maderna in partitura prescrivono: “Possono suonarla: violino, flauto (anche ottavino), oboe (anche oboe d’amore, anche musette), clarinetto (trasportando naturalmente la parte), marimba, arpa, chitarra e mandolino (suonando quello possono), tutti insieme o separati o a gruppi -improvvisando insomma, ma! -con le note scritte”. L’altra indicazione recita: “Durata: da un minimo di 4’-a 12’”. Questa libertà di scelta ha fatto sì che dell’opera (una delle più frequentemente eseguite) siano state fornite negli ultimi anni versioni innumerevoli, anche per uno o due strumenti. Sempre Maurizio Romito ricorda che alla prima esecuzione non venne utilizzato il testo della partitura a stampa (1970) oggi in uso, ma una sua precedente stesura, intitolato Serenata per un missile, parzialmente differente. Nel corso della prima esecuzione il carattere improvvisatorio dell’opera venne rinforzato dall’inserimento di assolo tratti da altre opere maderniane. Gawriloff, Faber e Sweekhorst proposero rispettivamente un frammento di Widmung, uno del Concerto per oboe n.2 e uno di Musica su due dimensioni (1958). L’interpretazione dell’Ex Novo Ensemble in questo disco si basa su una ricostruzione di Serenata per un satellite curata da Claudio Ambrosini.